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Approfondiamo il parkour.




Il parkour nasce nei sobborghi parigini ad opera di David Belle e Sebastian Foucan. L'idea iniziale? E' di David originata dal padre pompiere parigino e soldato nella guerra del Vietnam, c'è chi dice, infatti, che in realtà il parkour sia sempre esistito: quello che mancava era un nome da dare al movimento.


Il nome deriva da parcours du combattant - percorso del combattente, ovvero il percorso di guerra utilizzato nell’addestramento militare.

Coloro che praticano il parkour si chiamano "traceurs" ("tracciatori", "creatori di percorsi"), si riuniscono in gruppi che prendono il nome di "crew" ed hanno lo scopo di superare con il corpo e con la mente tutte le barriere dell'architettura metropolitana.

Il parkour è per metà sport e per metà una vera e propria filosofia di vita. "Praticare parkour è come dimenticare tutti i percorsi che la società ha tracciato per noi e crearne di propri" - parola di David Belle.

La domanda base nella testa di un traceur è "COSA POSSO FARE DAVANTI A QUESTO OSTACOLO?", ad esempio reagire con le parole chiave del parkour: semplicità, efficienza, concentrazione, resistenza, ricerca, sintonia con il proprio corpo. Come? Mixando il salto del gatto, il salto di braccia, il salto di precisione, il salto a terra, eccetera eccetera eccetera.




"Il modo sbagliato di fare parkour è per impressionare gli altri! Non è uno sport, dove salti giù e mostri alla gente che ti sei fatto male e non te ne cuti. NO! L'obiettivo è terminare l'esercizio nel rispetto di sè stesso e gli altri!"


Partecipate all'evento di domenica 15/05 e se poi siete dei traceurs nati date un occhio per corsi e iscrizioni a:

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