07.18 - Quanti CRE in visita al Crazy-bosco!
Salire sul sentiero per Aizurro non è semplice, eppure ne vale la pena. Si abbandona subito l’asfalto rovente, in favore di un percorso fresco di terra umida, ombreggiato dagli alberi del bosco. Da Aizurro, infatti, il bosco si affaccia sul panorama urbano di Airuno, quasi a volerlo inglobare, quasi a dire ai suoi abitanti: ‘Perché non venite su? Non sapete cosa vi perdete!’
Il sentiero per i bambini, poi, è incantato, perché porta con sé preziosi doni, come le foglie, di varie forme e sfumature di colore – verde, in questa stagione -, che contraddistinguono altrettante piante diverse, ciascuna con una sua meravigliosa storia da raccontare. Con questo magico bottino, i piccoli arrivano ad Aizurro, per scoprire che le sorprese non sono finite: appena sopra il paese, c’è un percorso animato, colorato e interattivo, progettato e realizzato dai bambini delle prime classi delle scuole primaria e secondaria di I grado di Airuno all’interno del progetto Libera Università del Bosco. Si chiama ‘sentiero artistico-didattico’, perché regala informazioni sulla fauna e la flora locali, unite a tante forme di espressione artistica: è un percorso sensoriale, che può essere vissuto a vari livelli e dove non è necessario vedere per comprendere il suo messaggio e farne appieno l’esperienza. La parte bassa, che si affaccia sul paese, è accessibile alle carrozzine.
Dopo la visita e il pranzo in Piazza Resegone, il bottino di foglie fa un ultimo dono ai bimbi: si trasforma in un tesoro di elementi artistici, perfetti per la loro brillante mente creativa, che non aspetta altro che comporle in modi nuovi, per rappresentare in modo artistico le emozioni vissute durante la giornata a contatto con la natura. Si tratta di un laboratorio di ‘land art’: fare arte con gli elementi della natura. E’ una forma d’arte che nasce negli Stati Uniti verso la fine degli anni ’60 e che è caratterizzata da un concetto fondamentale: l’apprezzamento della bellezza naturale, non geometrica, imperfetta e la profonda accettazione – che sconfina in apprezzamento, se si lascia andare il pensiero tradizionale – della caducità di ciò che si crea. Le opere fatte con elementi naturali, infatti, non sono durature, ma, come nel ciclo della vita su questo pianeta, hanno una fine. Per i bambini è un insegnamento prezioso, sia per l’apprezzamento della sublime bellezza dell’imperfezione sia per l’apprendimento della capacità di lasciar andare, fondamentale per la crescita, che già di per sé consiste nel lasciar andare la nostra identificazione con l’età dell’infanzia.
I bambini più grandi - o dovremmo piuttosto dire ragazzini -, invece, dopo la salita ad Aizurro danno sfogo alle loro inesauribili energie, attraverso il laboratorio di orienteering. Che cos’è l’orienteering? E’ una disciplina sportiva nata nei paesi scandinavi, che unisce il movimento all’orientamento (‘orienteering’, appunto). L’obiettivo è effettuare un determinato percorso nei boschi (ma ci sono anche versioni urbane della stessa disciplina), segnalato da punti di controllo numerati, chiamati ‘lanterne’ (dei paletti con un cartello quadrato, metà bianco e metà rosso), con una bussola e una cartina come unici supporti (niente telefonino!). Una sfida degna di un ragazzo che sta crescendo: aguzza l’ingegno, mette alla prova la resistenza fisica, forma lo spirito di osservazione e dona delle piacevoli ore immersi nella natura, lontano dall’eccesso di tecnologia che spesso ci impedisce di vedere ciò che ci circonda.
Dopo pranzo, solitamente si fa un laboratorio di costruzioni con il legno, a cui partecipano anche i piccoli, perché non è mai troppo presto per saper costruire qualcosa con le proprie mani. In seguito, i più grandi fanno un gioco che si chiama ‘gioco delle isole’: ci si divide in gruppi e ciascun gruppo, partendo da un numero che viene assegnato, ha il compito di creare, con materiali naturali, un’isola che rappresenti l’identità di quel numero. E' un ottimo esercizio di team building, che aiuta a comprendere cos'è una cultura di gruppo.
Quello sopra descritto è quello che il Crazy-bosco ha da offrire ai bambini e ragazzini dei Centri Ricreativi Estivi, che salgono a fare la sua conoscenza.
Nel mese di luglio tanti CRE ci sono venuti a trovare: il CRE di Santa Maria Hoè, Concorezzo, Palladina e Villa D’Adda gestiti dall’Associazione Airone, i CRE di Merate e Osnago gestiti da ReteSalute e il CRE di Villa Eva di Monza.
Alcuni racconti: il racconto della visita del CRE di Merate, il racconto della visita dei CRE di Concorezzo e Santa Maria Hoè; infine, il racconto della visita del CRE di Lecco avvenuta in giugno.
Agli organizzatori dei CRE va il nostro ringraziamento speciale, con la speranza e l’augurio di rivederci tutti l’anno prossimo!